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L’Asinara, l’Alcatraz italiana. Sottratta per oltre un secolo al contesto territoriale, l’antica Sinuaria è un po’ come una lingua che nessuno ha parlato più per tanto tempo. Una lingua morta che improvvisamente tornasse a vivere e a essere adoperata. Come si dice? Con le lingue bisogna impratichirsi, utilizzarle secondo le regole. Per questo un luogo che ancora – dopo oltre un ventennio dall’ istituzione del parco nazionale – è percepito come difficile, ha solo bisogno di essere “usato”, secondo appunto le regole. Perché l’equilibrio di luoghi come l’Asinara è sempre delicatissimo, al limite della precarietà. E per questo libri e film: se l’idea di fondo de Le isole del cinema è quella di provare a esercitare sul cinema un pensiero, produrre visioni – o recuperarne di perdute – che possano tracciare un orizzonte nell’asfittica cultura italiana contemporanea, l’idea di percorrere l’isola con un libro in mano per andare a vedere un film è forse fra quelle più giuste per vivere quei luoghi in punta di piedi, in modo discreto e rispettoso.

L’idea di indagare i rapporti tra la scrittura cinematografica e quella letteraria nasce da tre edizioni del festival svoltesi ad Alghero negli anni ’90 in collaborazione con Alessandro Baricco e l’allora appena nata “Scuola Holden”. Idea che ha trovato naturale sbocco nell’articolazione per aree creative delle Isole del cinema: con la convinzione che proprio nella scrittura di soggetti e sceneggiature sia da ricercare uno dei temi fondamentali di riflessione sul cinema italiano contemporaneo. In questi anni il progetto ha così ospitato decine fra registi, scrittori, sceneggiatori e attori, in un contesto storico-ambientale unico nel Mediterraneo, ospitando anche dibattiti sui temi della giustizia, della detenzione e dei diritti, con l’intento di caratterizzare l’Asinara anche come luogo della migliore memoria nazionale (il ricordo del periodo nel quale Paolo Borsellino e Giovanni Falcone vi “soggiornarono” con le rispettive famiglie durante l’estate del 1985). 

Un tempo luogo da cui era impossibile fuggire, l’isola appare oggi, paradossalmente e soprattutto per i sardi, un luogo nel quale è difficile andare. Pensieri e parole contribuisce a modificare questa percezione di inaccessibilità. Il pubblico che fa la fila per l’imbarco, che traversa quel  tratto di mare che un tempo preludeva a un lungo non-ritorno, che passeggia lungo i sentieri del parco, che siede a sera di fronte allo schermo cinematografico e dibatte di storie e personaggi con sceneggiatori, critici, registi e scrittori, ha accolto quell’idea. E partecipa con passione anche al gioco di costituire sull’isola una biblioteca ideale portando con sé un libro da donare, il proprio libro, sul quale scrivere in breve le ragioni della propria scelta. Come se fosse una dedica, con lo spirito di rispondere alla domanda “che libro porteresti su un’isola deserta”? Perché l’Asinara è natura, flora, fauna, paesaggio. Ma anche memoria: il supercarcere, i grandi boss, i terroristi, il 41-bis. Non è possibile percorrere l’isola senza sentire presenti le storie umane di cui sono testimoni muti i corridoi, le celle, i muri, i parlatori: memorie di patimenti da una parte e dall’altra delle inferriate. 

Quando Carlo Levi scrisse quella frase che abbiamo scelto come epigrafe del festival dalla prima edizione (Qui, nell’isola dei sardi, ogni andare è un ritornare), si riferiva al fatto di rinvenire anche in Sardegna una compresenza del vecchio e del nuovo, dell’antico e del contemporaneo, che faceva di ogni viaggio nell’isola un ripercorrere la propria memoria. L’omaggio a Levi vuole anche essere un ringraziamento e un augurio agli ospiti e agli amici che hanno condiviso e condivideranno con noi giornate, parole e pensieri.

Sante Maurizi

GLI HAIKU DELL’ASINARA
di Giancarlo De Cataldo e Tiziana Pomes

La luna sorge altera sull’Asinara, sinuoso è il pensare
Piove mirto gelato in a plastic glass eco di nude risa
In venti sigarette noi credevamo nella pecora nera stregati a vita dall’Isola, non dimenticheremo mai questi giorni meravigliosi, intessuti non solo di natura spettacolo memoria, ma anche di voi, amici.
Fermo sull’aspra pietra scivola d’ala il falco pellegrino
Persa nel suo passato ho canto muto l’Isola prigioniera
Fugge la mufla al colle indisturbata vaga ombra della notte
Tra i ragli d’asini netto si staglia clangore di catene